Secondo l’analisi prodotta dal Centro Studi di Confindustria, l’Italia ha registrato un significativo incremento degli investimenti esteri, cresciuti del 44% nel periodo 2015-2023, passando da 330 a 450 mld di Euro. La crescita media annua del PIL è stata pari a +1.0%, superando quello della principale economia europea, la Germania, che si attesta a +0.3%. L’andamento positivo mette in luce la resilienza dell’economia italiana di fronte alle sfide poste dalla pandemia globale e dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
Gli investimenti produttivi, in forte espansione dal 2019 al 2024, sono aumentati del 17.8%. Dato che indica un clima di ottimismo ed un rinnovamento della base produttiva delle imprese.
Performance straordinaria delle esportazioni cresciute del 45% tra il 2015 e il 2024. L’Italia è seconda nell’UE per export manifatturiero e quarta al mondo per il numero di prodotti in cui è il principale esportatore, evidenziando la forte competitività internazionale dell’industria italiana e la sua grande diversificazione merceologica, nonché un quadro favorevole allo svolgimento delle attività produttive.
L’Italia può inoltre contare su un’economia sostenibile e a bassa intensità di emissioni di gas serra che sono tra le più basse del G20, con solo 0,12 kg di CO₂ per dollaro di PIL prodotto, rendendo l’industria italiana tra le più efficienti in termini ambientali.
Dopo la crisi finanziaria del 2008 e a seguito della pandemia da Covid 19, le Imprese italiane risultano più solide, hanno aumentato il proprio capitale (crescita dal 34,5% al 47,3%), riducendo il ricorso al debito bancario (dal 19,5% al 13,2%). Anche le finanze pubbliche sono risultate più stabili: tra il 2019 e il 2023, nonostante la pandemia e il conflitto in Ucraina, il debito pubblico italiano è aumentato solo di 1,2 punti percentuali. Rispetto ad altri Paesi come la Francia (+11,8%), l’Italia ha mantenuto un controllo più rigoroso delle sue finanze. Inoltre, oltre il 70% del debito è detenuto da investitori domestici e questo espone il nostro debito pubblico in misura inferiore alle future crisi finanziarie internazionali.